martedì 5 febbraio 2008
PartenopEneide
Ma prima o poi dovremo fare i conti, e che Caiazzo, mentre al comune le politiche sociali sono chiuse a Riccio. Per Fortuna, Incostante, i "grandi eventi" sono affidati a una Valente Valeria, sicuramente il Massimo, il consigliere c'è Caputo, mentre Ciarlo Con-te.
La pulizia fa parte della "memoria della città" e son Dolores di Mola. Ma adesso che siamo sommersi dai rifiuti, a macchia di Lonardo, nonostante il soccorso del sardo, sotto un cielo Stellato, col volo "strategico" di un Cardillo, una Giustizia che non è più Clemente, ci dovrà illuminare non un nuovo sole che ride Ma(una)stella, speriamo che non torni Gava come lava, come quando la DC faceva la politica del Leone, pur senza Arena mentre Il Mattino portava la coppa Del Nonno e aveva loro di Napoli in Bocca.
Adesso l'ambiente è nelle mani di un capogruppo verde Buono, sotto la guida del Pecoraro e i consigli del Vaccaro, ai ritmi della Bossa-nova da Ercolano.
P.S.
Accetto volentieri suggerimenti di modifiche, correzioni e/o integrazioni
Qui sotto sono riportati i link per chi non è addentro alla politica napoletana.
Rimango disponibile per tutti i chiarimenti possibili.
http://www.regione.campania.it/portal/media-type/html/user/anon/page/GNTA_HomeGiunta.psml
http://www.consiglio.regione.campania.it/
http://www.consiglio.regione.campania.it/
http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2768
lunedì 29 ottobre 2007
Loro di Napoli
29/10/2007
JACOPO IACOBONI
Bisogna capirli. Ezequiel Lavezzi, fantasista che ha riacceso i sogni dei tifosi del Napoli, val bene un'impegnata battaglia civile.
Litigheranno su tutto, le riforme, la legge elettorale, il governo che cade-o-non-cade, ma su una cosa sono trasversalmente d'accordo i politici: il pallone aggratìs non si tocca. I fatti sono tragicomici: esiste un ordine del giorno presentato al Consiglio comunale di Napoli da un uomo della (ex) Margherita, e sottoscritto da moltissimi di An, nel quale un nutrito gruppo di consiglieri si lagna perché da qualche tempo al San Paolo non li si tratta col dovuto omaggio al notabile. Certo, hanno 120 biglietti gratis, anche se sono solo sessanta. Godono dei colpi di Gargano e Lavezzi senza scucire un euro. Però capiteli: ai cancelli vien chiesto loro di identificarsi, eppure sono «ben conosciuti in tutti gli ambienti della città tranne che all'ingresso dello stadio». Parlano di «rudi maniere» del personale, e denunciano di esser «sovente dileggiati da altri spettatori non politici». Sostengono infine di ricevere solo posti «di valenza secondaria». Insomma, la partita gliela fanno vedere male! Così vorrebbero «impegnare» il Consiglio a modificare il contratto con il Napoli, vogliono più rispetto perché loro - ummamma - «onorano con la propria presenza gli eventi sportivi». Il presidente del Consiglio comunale conferma: l'ordine del giorno «purtroppo c'è»; ma, promette, non lo metterò mai ai voti. Ma poveri politici-tifosi, hanno solo cercato quello che vogliono tutti, un'intesa alta tra i poli.
martedì 16 ottobre 2007
Neapolitan Rubbish Party ovvero Movimento della Mondezza Napoletana
sabato 6 ottobre 2007
Due napoletani conquistano New York
26 settembre 2007
MADE IN ITALY
Due napoletani
conquistano New York
I gioielli di
di Paola Bottelli
Hanno 35 anni, sono tutti e due di Torre del Greco, ma puntualizzano subito che non sono arrivati nella Grande mela «con la valigia di cartone». In Italia sono pressoché sconosciuti, ma a New York il loro corner da Bergdorf Goodman, tempio del lusso dove le clienti fanno shopping sorseggiando champagne, «è il marchio di gioielli che vende di più: 3 milioni di dollari sui 12 del nostro fatturato», dicono con orgoglio. Roberto. Faraone Mennella - il cui cognome ha appunto generato il brand Faraone Mennella, naturalmente made in Italy ‑ è figlio di un imprenditore del settore genetica agraria ed è arrivato negli States per un Master in business administration (ma invece ha frequentato di nascosto dai genitori
”Solari” solo i napoletani possono essere, raccontano il loro colpo di fortuna. «Cinque anni fa - spiega Amedeo - stavamo andando a vedere uno spazio per aprire il nostro showroom e abbiamo visto per strada una folla intorno a un camper: stavano girando Sex & the City, ed erano gli esordi. Sulla porta c'era
Ora, infatti, hanno fornito i gioielli anche per il film Sex & the City, atteso nelle sale la prossima primavera, con un finale d'amore tra Carrie e Mr Big: pezzo forte sarà
Con il successo, i due ragazzi hanno allargato il raggio d'azione anche a prodotti più preziosi. Per le vetrine di Natale di Bergdorf stanno preparando un girocollo con diamanti e gocce di acquamarina sfaccettata «tipo regina delle nevi», spiega Roberto. E intanto prosegue la collaborazione con Carolina Herrera, la regina americana dello stile. «Quando le sue clienti più affezionate - conclude Amedeo - vanno a scegliere i look della stagione, noi siamo lì a proporre pezzi "su misura": Herrera è celebre per le gonne da ballo accompagnate da grandi camicie bianche e fermate da una grande e preziosa spilla. L'ultima la stiamo realizzando per Tara Rockefeller».
martedì 2 ottobre 2007
Gigli a Barra
C'è ancora da chiederselo dopo episodi del genere?
GIUSEPPE CRIMALDI
Omaggio al boss alla festa dei Gigli di Barra: scatta l’indagine. Un manifesto con dedica al padrino, poi la «scultura» del capoclan Aprea portata in trionfo fino all’alba. Nel mirino degli investigatori il Giglio del boss. I primi a vederlo furono i carabinieri, il 13 settembre scorso. Con quasi tre settimane di anticipo sulla data della festa, il Giglio della famiglia Aprea si mostrò ai militari che eseguivano una perquisizione a Barra in tutta la sua grandezza: il fusto (
martedì 18 settembre 2007
Gomorra - L'abito di Angelina Jolie
Mi hanno regalato il libro di Roberto Saviano Gomorra, mi è piaciuto, però, a mio avviso, ad un tratto ha voluto emulare il grande Indro Montanelli, enfatizzando i fatti.
In un capitolo, parla di un abito realizzato per Angelina Jolie in una fabbrica dell'interland nord di Napoli, fino a questo punto non ho dubbi che si tratta di verità, i grandi stilisti fanno realizzare i propri capi a fabbriche della zona. Dirò di più spesso gli abiti da uomo, vengono semplicemente "etichettati", nel senso che il responsabile dello stile, prende il capo prodotto dall'azienda, e apporta delle piccole modifiche: ridisegna le tasche, cambia il bottoni" a volte forniscono loro le stoffe, altre nemmeno quello. Però non si pensi che un abito del grande stilista può essere pagato la quarta parte senza l'etichetta "famosa". Chi realizza i capi di qualità, nella maggior parte dei casi è un'azienda che produce anche con il proprio marchio, e garantisco che quando si entra in una di queste aziende, ci si domanda ma c'è un passaggio segreto verso la Svizzera? Varcando un cancello, si passa dal degrado assoluto, a stabilimenti e uffici, di ordine e pulizia da fare invidia alle aziende della Silicon Valley. Si consideri che gli abiti di qualità, vengono prodotti da aziende strutturate, che pagano i propri dipendenti a contratto e vengo al dunque, i sarti (quando ancora si trovano, sarti veri), sono pagati al di sopra del contratto, pur di sottrarli al concorrente. Logicamente si parla si sarti e quando si parla di sarti, spesso si parla di uno specialista in una lavorazione di un abito, il cosiddetto "sarto completo", spesso supera, come stipendio un buon impiegato della stessa azienda. Quindi mi riesce difficile credere che un sarto che è in grado di realizzare un abito del genere non trovi lavoro regolare molto ben pagato.
Appena posso, racconto degli abiti realizzati per gli sceicchi e per le gli attori delle "notti degli oscar". Tutti fatti veri, garantiti.
Per pigrizia, ho fatto un copia e incolla da:
http://chartitalia.blogspot.com/2006/08/il-vestito-di-angelina-jolie.html
Gomorra - Il vestito di Angelina Jolie
"Io e Pasquale legammo molto. Quando parlava dei tessuti sembrava un profeta. Nei negozi era pignolissimo, non era possibile neanche passeggiare, si piantava davanti a ogni vetrina insultando il taglio di una giacca, vergognandosi al posto del sarto per il disegno di una gonna. Era capace di prevedere la durata della vita di un pantalone, di una giacca, di un vestito. Il numero esatto di lavaggi che avrebbero sopportato quei tessuti prima di ammosciarsi addosso.Pasquale mi iniziò al complicato mondo dei tessuti. Avevo cominciato anche a fequentare casa sua. La sua famiglia, i suoi tre bambini, sua moglie mi davano allegria. Erano sempre attivi ma mai frenetici. Anche quella sera i bambini più piccoli correvano per la casa scalzi. Ma senza fare chiasso.
Pasquale aveva acceso la televisione, cambiando i vari canali era rimasto immobile davanti allo schermo, aveva strizzato gli occhi sull'immagine come un miope, anche se ci vedeva benissimo. Nessuno stava parlando ma il silenzio sembrò farsi più denso. Luisa, la moglie, intuì qualcosa, perchè si avvicinò alla televisione e si mise le mani sulla bocca, come quando si assiste a una cosa grave e si tappa un urlo.
In tv Angelina Jolie calpestava la passerella della notte degli Oscar indossando un completo di raso bianco, bellissimo. Uno di quelli su misura, di quelli che gli stilisti italiani, contendendosele, offrono alle star. Quel vestito l'aveva cucito Pasquale in una fabbrica in nero ad Arzano. Gli avevano detto solo: 'Questo va in America'. Pasquale aveva lavorato su centinaia di vestiti andati negli USA. Si ricordava bene quel tailleur bianco. Si ricordava ancora le misure, tutte le misure. Il taglio del collo, i millimetri dei polsi. E il pantalone. Aveva passato le mani nei tubi delle gambe e ricordava ancora il corpo nudo che ogni sarto immagina. Un nudo senza erotismo, disegnato nelle sue fasce muscolari, nelle sue ceramiche d'ossa. Un nudo da vestire, una mediazione tra muscolo, ossa e portamento. Era andato a prendersi la stoffa al porto, lo ricordava ancora bene quel giorno. Gliene avevano commissionato tre, di vestiti, senza dirgli altro. Sapevano a chi erano destinati, ma nessuno l'aveva avvertito.
In giappone il sarto della sposa dell'erede al trono aveva ricevuto un rinfresco di Stato; un giornale berlinese aveva dedicato sei pagine al sarto del primo cancelliere donna tedesco. Pagine in cui si parlava di qualità artigianale, di fantasia, di eleganza. Pasquale aveva una rabbia, ma una rabbia impossibile da cacciare fuori. Eppure la soddisfazione è un diritto, se esiste un merito questo dev'essere riconosciuto. Sentiva in fondo, in qualche parte del fegato o dello stomaco, di aver fatto un ottimo lavor e voleva poterlo dire. Sapeva di meritarsi qualcos'altro. Ma non gli era stato detto niente. Se n'era accorto per caso, per errore. Una rabbia fine a se stessa, che spunta carica di ragioni ma di queste non può far nulla. Non avrebbe potuto dirlo a nessuno. Neanche bisbigliarlo davanti al giornale del giorno dopo. Non poteva dire: 'Questo vestito l'ho fatto io'. Nessuno avrebbe ceduto ad una cosa del genere.
La notte degli Oscar, Angelina Jolie indossa un vestio fatto ad Arzano da Pasquale. Il massimo ed il minimo. Milioni di dollari e seicento euro al mese. Quando tutto ciò che è possibile è stato fatto, quando talento, bravura, maestria, impegno, vengono fusi in un'azione, in una prassi, quando tutto questo non serve a mutare nulla, allora viene la voglia di stendersi a pancia sotto sul nulla, nel nulla. Sparire lentamente, farsi passare i minuti sopra, affondarci dentro come fossero sabbie mobili. Smettere di fare qualsiasi cosa. E tirare, tirare a respirare. Nient'altro. Tanto nulla può mutare condizione: nemmeno un vestito fatto ad Angelina Jolie e indossato la notte degli Oscar."