domenica 24 giugno 2007

Profumo di bosso


Alcuni anni addietro, ero per lavoro in un parco secolare di una villa nobile a Napoli, zona Capodimonte.
Fceva freddo, come raramente capita in questa città, il lavoro era noioso. A un certo punto sentii un odore che mi provocò una stretta allo stomaco, quella sensazione che quando sei ragazzino, provi incontrando la tua amata. Non realizzai immediatamente, poi capii che era l’odore del bosso.
Questa siepe decora tutt’oggi la villa di Narcisa, tra i colli a nord-est di Udine.
Sono stato ospite per lunghi indimenticabili periodi, e tutt’oggi sono ospite di una figlia, Elena, a pochi metri, (una supernova nel mio firmamento). Narcisa, quando ero bambino, mi portava nella notte, insieme alle figlie, e a mio fratello, dietro i finestroni della villa ad osservare i temporali estivi, molto violenti in quelle zone. Così spiegandoci come si calcolava, approssimativamente, la distanza del fulmine, o tante altre cose del temporale, ci permetteva di vincere la paura.
Narcisa è una persona di una semplicità e di una cultura vastissima, nelle sue (pochissime) ore libere, soprattutto per l’insonnia, ha sempre letto di tutto, in italiano, in inglese e tedesco. La sua casa era un crocevia di etnie, mi ha insegnato le peculiarità di ogni cultura, quindi educato alla tolleranza.
Ha rafforzato il mio amore per gli animali, e in particolare per i cani, mi ha insegnato come i cani anticipavano di alcuni secondi l’arrivo della scossa di terremoto, o come il loro istinto di tutela del gregge, li portava a raggruppare noi bambini indisciplinati, convinti a non camminare in gruppo, dandoci degli innocui morsetti alle caviglie.
Narcisa è stata una cuoca “colta e raffinata”, una persona che la cucina la praticava, non ne discettava. Ricordo ancora, quando leggeva le recensioni dei ristoranti blasonati, suo malgrado frequentati, per ragioni diplomatiche, esplodeva in delle risate “liriche”, come fa tutt’oggi. Può preparare una zuppa d’orzo con l’affumicato, il cui odore permarrà nel naso a vita, ma ama e conosce tanto della cucina napoletana. Preparava dal pasticcio di lasagne, con la cura con cui si fascia un neonato (e qui Elena non è da meno), alle confetture con i frutti del suo giardino. Appena finito di cucinare, intratteneva gli ospiti delle più svariate nazionalità. Noi bambini ci intratteneva con le storie della sua infanzia vissuta con le responsabilità di una donna adulta.
Ha affascinato i miei nonni, i miei genitori, me ed oggi affascina i miei figli. Diceva mia nonna; “se esistessero più Narcisa, il mondo funzionerebbe meglio”. Mia nonna è morta vecchia e saggia.
L’amore e la predisposizione per la cucina, per quanti conosca, sono eguagliati da Elena e mia suocera.

Nessun commento: